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Tlc, con il governo Draghi si allontana l’ipotesi di una rete unica per la banda larga. Telecom accusa il colpo e perde il 5,5%

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“Credo che il ruolo giusto della politica sia quello di pensare agli interessi dei cittadini”. Per il ministro per la Transizione digitale, Vittorio Colao, la cosa più importante è offrire Internet veloce agli italiani. Per questo, anche nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), il governo di Mario Draghi ha puntato tutto sulla neutralità tecnologica, ovvero sulla possibilità di sostenere ogni tecnologia in grado di garantire la diffusione della connessione veloce nel Paese. In sintesi, nella visione di Colao, poco importa che si tratti di accesso in fibra, 5G, satelliti o via radio FWA. L’essenziale è avanzare veloci anticipando di quattro anni gli obiettivi indicati da Bruxelles.

Nel corso del webinar «Il Piano – L’economia della prossima generazione» organizzato da Caltagirone Editore, il ministro Colao ha infatti ribadito che bisogna portare ovunque la banda ultralarga e “farlo in maniera equilibrata. Le questioni societarie le devono valutare le società e l’Antitrust». Il riferimento, neanche troppo velato, è alle possibili nozze fra la società della rete di Telecom (Fibercop) e la rivale Open Fiber di cui Cassa Depositi e Prestiti ha appena conquistato la maggioranza .

Per il ministro, già numero uno di Vodafone, le questioni delle aziende devono quindi riguardare solo le aziende. Peccato però che Cassa depositi e prestiti, braccio finanziario dello Stato, sia socio sia di Telecom che di Open Fiber. E che, con ogni probabilità, secondo un modello già sostenuto dal governo Conte, si muoverà per promuovere una rete unica che potrebbe generare le ire di Bruxelles. Un argomento che Colao conosce bene. Non a caso nello stesso incontro, il ministro ha aggiunto: “dobbiamo portare fibra, banda larga mobile, qualunque soluzione tecnologicamente atta a dare banda ultralarga a tutti. Lo faremo con delle gare, dei sussidi che potranno andare a operatori in concorrenza, operatori in collaborazione, operatori in consorzio, lo vedremo quando arriverà la gara; ma il nostro obiettivo è politico e di paese non di strutture societarie o di assetti societari”.

Fatto sta però che non molto tempo fa, il ministro per lo sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti aveva evidenziato l’anomalia del ruolo di Cassa Depositi e Prestiti nella partita per la fibra. E aveva anche promesso di correre rapidamente ai ripari. Da allora però è calato il silenzio politico sul tema, mentre la decisione del gruppo guidato da Fabrizio Palermo di acquistare il 10% di Open Fiber dall’Enel ha alimentato le speranze degli investitori nella realizzazione di una rete unica. Un progetto, quest’ultimo, che toglierebbe le castagne dal fuoco all’indebitata Telecom ed eviterebbe una pesante riduzione di organico, socialmente difficile da digerire in un momento così delicato per l’economia nazionale.

Il titolo della società ha accusato il colpo e ha chiuso la seduta in calo del 5,5%. A mercati chiusi Telecom ha annunciato che presenterà un esposto alla Consob “In merito alle indiscrezioni di stampa circolate nella giornata odierna, che hanno determinato un impatto negativo sull’andamento del titolo in Borsa”. La nota di Telecom prosegue evidenziando “che risultano del tutto inappropriate e prive di riscontri oggettivi le interpretazioni, riportate dagli organi di stampa, relative ai contenuti del Pnrr”.

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